La cucina fassana

La cucina della Val di Fassa ha origine in tempi antichi quando ci si doveva arrangiare con i pochi alimenti a disposizione. Nel 1800 gli alimenti centrali nella dieta erano il latte ed i prodotti derivati da questo, cereali, patate, poca verdura e poca carne.

Particolare rilievo assumevano il pane di segale e la farinata: la segale era l’unico cereale in grado di crescere anche in condizioni estreme e dunque quello che più di tutti poteva far sperare in un buon raccolto. Il pane veniva preparato tre-quattro volte l’anno. Il forno era solitamente aggettante e spesso si riunivano più famiglie per fare il pane assieme.

Una volta preparato l’impasto del pane, ne veniva conservato un pezzetto per la volta dopo; questa porzione d'impasto fungeva da lievito (pan de pasta) per il nuovo impasto. Altro alimento basilare della dieta fassana era la polenta che spesso veniva consumata anche a colazione.

Il ricorso alle risorse spontanee e alla caccia non era così frequente: ci si cibava di erbe, frutta selvatica e a volte di finferli e porcini mentre gli altri tipi di funghi venivano lasciati nei boschi perché considerati velenosi. La preparazione del cibo era una prerogativa femminile e gli eventi più importanti del ciclo della vita erano segnati anche da piatti particolari.

La cucina fassana, come quella trentina, ha molte caratteristiche tirolesi e altoatesine: piatti tipici sono le lucaniche (luganeghe), gulasch, crauti, canaderli in brodo o asciutti, strangolapreti, spätzle ovvero gnocchetti di farina di grano saraceno o bianca e spinaci. Protagonsite sono anche la selvaggina e le trote. Per quanto riguarda i dolci un piatto risalente alla tradizione sono senz'altro le fortaie.

A volte in casa si prepara anche la grappa. Utilizzando la grappa bianca la si aromatizza con erbe e piante officinali ed è un ottimo digestivo.

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