Storia
L’alpinismo e l’avvento del turismo
Con lo sviluppo dell’alpinismo la montagna assume il valore simbolico di luogo del sublime. Diviene luogo di elevazione morale e dell’esaltazione dell’individualità.
La particolare conformazione delle Dolomiti, attira l'attenzione degli escursionisti. La spettacolare verticalità e la facilità di avvicinamento ne fanno presto la meta preferita degli alpinisti di tutta Europa.
Emergono nuove figure professionali, come i portatori e le guide alpine. Alcune fra le guide fassane sono entrate nella storia dell’alpinismo.
Luigi Rizzi di Campitello (1869-1948), prima grande guida moderna di Fassa.
Tita Piaz di Pera (1879-1948), soprannominato “il diavolo delle Dolomiti”.
Luigi Micheluzzi di Canazei (1900-1976) portò l’alpinismo ai massimi livelli di perfezione tecnica.
Progettata alla fine dell’800, la Grande Strada delle Dolomiti venne inaugurata al Passo Pordoi nel 1907. Essa doveva collegare Bolzano con Cortina e Dobbiaco, attraverso il Pordoi ed il Falzarego, per facilitare l’accesso alle valli dolomitiche di escursionisti ed alpinisti.
Lungo le principali vie di comunicazione sorsero i primi grandi alberghi. Le popolazioni dolomitiche venivano descritte da una certa letteratura di viaggio come semplici e primitive, ignare del mondo e delle sue complessità.
Sia i promettenti sviluppi dell’economia turistica, sia gli sforzi degli intellettuali ladini per il recupero di una coscienza identitaria vennero vanificati dallo scoppio della Grande Guerra: la “rinascita ladina” dovrà attendere.