Storia
Agricoltura
Nel periodo del Basso Medioevo l’economia della valle era legata prevalentemente all’allevamento e allo sfruttamento delle risorse boschive.
Le attività agricole e pastorali, essendo fortemente influenzate dal clima e dall’altitudine, venivano organizzate in funzione di un’articolazione stagionale e rispettando le diversità topografiche che caratterizzavano queste zone. Tanto era radicata la pastorizia che il simbolo della valle divenne ed è tuttora il pastore, “pèster de Fascia”.
Il fondovalle, veniva utilizzato prevalentemente a scopo agricolo mentre nelle quote più alte (sa mont), i prati erano sfruttati come pascolo o per lo sfalcio. Verso la fine del 1800 le coltivazioni prevalenti in valle erano orzo, segale, patate e in forma minore lino e canapa. Frumento e granoturco invece si trovavano solo nella parte bassa della valle.
Quasi ogni famiglia possedeva un orto e qualche capo di bestiame e da essi dipendeva il suo sostentamento. Nel periodo estivo ci si spostava spesso nelle baite sugli alpeggi. Qui i falciatori e le rastrellatrici trascorrevano il periodo della fienagione, mentre la lavorazione del latte aveva luogo nelle malghe.
Nel 1800 a causa delle poche risorse economiche gli uomini fassani dovettero emigrare temporaneamente verso terre più ricche per lavorare come manovali, falegnami e pittori-decoratori “pitores”.