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Cultura, arte e leggenda

Cultura, arte e leggenda

Le fiabe e le leggende fassane

La Val di Fassa è ricca di fiabe e leggende.

In generale nelle fiabe si trovano temi classici della favolistica europea anche se in parte sono adattate all’ambiente attraverso la presenza di figure che fanno parte della leggenda. Le leggende narrano spesso del rapporto fra l’uomo e la natura e fra l’uomo e il divino. L’immaginario collettivo antico, lega alla potenza delle divinità locali l’istituzione dell’ordine, un buon governo e la trasformazione delle terre impervie in coltivabili.

Dai numi dipende quindi la prosperità della comunità ed è per questo motivo che il legame tra loro ed i fedeli è costantemente curato da questi ultimi. La minima offesa recata alle divinità può risultare fatale per il singolo o la comunità.

Il ghiaione di Gries (Madona de la Neif)

Il giorno della Madonna della Neve il tempo era ancora bellissimo e un contadino di Gries decise di arare il suo campo. Proprio quel giorno un uomo passando di lì gli chiese perché volesse ararlo proprio quel dì di festa e il contadino rispose che non gli importava nulla della Madonna della Neve perché a lui interessava solo arare il suo campo.

Appena pronunciate queste parole venne a piovere e quando la bufera cessò il campo del contadino non c’era più, al suo posto vi era solo un ghiaione. La bufera aveva distrutto il campo del contadino lasciando però intatti tutti gli altri.

Le origini del ghiacciaio della Marmolada (La Marmolèda)

Molti secoli fa, dove ora si trova il ghiacciaio della Marmolada, vi era un’immensa e meravigliosa distesa di prati appartenenti ad una vecchia signora molto avara. Il giorno della festa della Madonna delle Nevi tutta la gente di Gries scendeva dagli alpeggi per onorare la Santa protettrice ed andare in processione. Quel giorno però cominciò a piovere e la donna, temendo che si bagnasse, decise di raccogliere il fieno che aveva lasciato ad essiccare sui prati.

Alla gente che cercò di distoglierla dal compito che si era prefissa la donna rispose che a lei della Madonna delle Nevi non importava nulla ma le interessava avere il fieno asciutto. Da quel momento cominciò a nevicare fino a che la donna non fu seppellita: quella neve non si sciolse mai più. Nelle chiare notti di luna è ancora possibile sentirne i lamenti.

La leggenda di Soreghina

Soreghina era una graziosa principessa la cui vita dipendeva dalla luce del sole: di notte e nei giorni di mal tempo ella doveva dormire profondamente altrimenti, se la mezzanotte l’avesse colta sveglia, sarebbe morta. Un giorno il guerriero Ey de Net, scacciato dal Regno dei Fanes per aver osato chiedere in sposa la principessa Dolasilla, cadde in un dirupo e fu soccorso da Soreghina.

I due vissero felici per lungo tempo fino a quando un amico di Ey de Net non andò a trovarlo. Mentre i due parlavano, Soreghina si mise ad origliare alla porta e sentì l’amato ammettere di essere ancora innamorato della principessa dei Fanes. Soreghina rimase ad ascoltare a lungo i due guerrieri e non si accorse dello scoccare della mezzanotte.

Quando Ey de Net si accorse dell’accaduto era troppo tardi, strinse disperato il corpo senza vita di Soreghina e urlando di dolore le chiese perdono.

La leggenda dei Monti Pallidi

Il regno delle Dolomiti, tanto tempo fa, era ricoperto di prati e fiori, boschi e laghi incantati: tutti erano felici tranne il principe. Egli aveva sposato la principessa della luna, ma i due non potevano stare insieme perché lui non poteva sopportare l’intensa luce della luna che lo avrebbe reso cieco, mentre lei non poteva vivere tra i monti cupi e gli ombrosi boschi perché sarebbe morta di tristezza.

Un giorno mentre il principe vagava per i boschi, incontrò il re dei salvans, uno gnomo in cerca di una terra per il suo popolo. Il principe gli concesse di abitare le sue terre in cambio dell’aiuto dei nani. Essi tessero la luce della luna e vi ricoprirono le Dolomiti. Da quel giorno il principe e la principessa vissero felici e contenti e le Dolomiti presero il nome di Monti Pallidi

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